A Valle Castellana, Santo Stefano, Pietra Camela e Civitella del Tronto si registrano crolli generalizzati. Come riferiscono i Vigili del Fuoco sono crollate più di 50 stalle con numerosi animali morti sotto le macerie.
Nel territorio comunale di Gualdo, si contano numerosi interventi per le condizioni critiche dell bestiane che rischia di morire di freddo e di fame. I Vigili del Fuoco hanno raggiunto le zone montane dove sono presenti numerosi capi di bovini e hanno lasciato sul posto diverse balle di fieno.
Parla di emergenza anche la Coldiretti, che ha effettuato un primo monitoraggio sulla base delle segnalazioni giunte dalle zone terremotate che evidenziano una nuova strage di animali.
Per le nuove scosse nel Maceratese, a Sarnano sono crollate due stalle con venticinque tra mucche e vitelli e una trentina di pecore. A Gualdo nell’azienda Beccerica sotto le macerie sono morte o ferite almeno settanta mucche.
Nell’azienda Lai a crollare è stata la struttura temporanea dove gli animali erano stati sistemati per ripararli dalla bufera di neve. Che, però, ha ucciso venti tra pecore e agnelli.
«Solo nelle Marche – precisa la Coldiretti – si contano ora seicento mucche e cinquemila pecore al freddo nelle neve senza ripari. Il bilancio è destinato a salire perché molte aziende agricole nelle aree terremotate sono isolate ed irraggiungibili».
«Le persistenti nevicate ostacolano le consegne dei mangimi necessarie all’alimentazione dei capi e la raccolta del latte dagli animali che devono essere munti due volte al giorno. Da giorni la cisterna non passa a ritirare il latte perché le strade sono ancora bloccate dalla neve» aggiunge la Coldiretti.
L’azienda agricola Micarelli Gabriele di Accumoli non è raggiungibile e non riesce a dare da mangiare agli animali da giorni. In quella di Marco Terribile ad Amatrice è crollata la stalla già lesionata mentre quella nuova appena montata è irraggiungibile.
Per effetto del maltempo con freddo e gelo è crollata fino al 50% la produzione di latte negli allevamenti delle aree terremotate. Ma si registra anche un forte aumento degli aborti per lo stress termico a cui sono sottoposti gli animali.
«Si stima infatti – afferma la Coldiretti – che appena il 15% delle strutture di protezione degli animali siano state completate fino ad ora. Gli allevatori non sanno ancora dove ricoverare mucche, maiali e pecore, costretti al freddo o nelle strutture pericolanti».
In tutto sono circa tremila le aziende agricole nei territori terremotati dei comuni di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. Qui si registra un’elevata significativa presenza di allevamenti con oltre 100mila animali tra mucche, pecore e maiali.
Nessun commento:
Posta un commento
lascia un commento