Giocare, ascoltare favole, socializzare, ricreare in sostanza una piccola comunità. Si fa tutto questo nel luogo ribattezzato dai bambini 'scuola biancà. «Così è chiamato ora lo Spazio a Misura di Bambino dove vengono ogni giorno 20-25 tra bambini e adolescenti, tutti in una situazione di fortissima vulnerabilità avendo perso persone care e casa - spiega Tantaro-. Specie i più piccoli la mattina chiedono alla mamma o al papà: 'mi porti alla scuola bianca?' Arrivano ancora prima che noi apriamo le nostre attività. I genitori ci dicono che da quando vedono i loro bambini stare più sereni qui, si sentono anche loro più sollevati. Per noi questo è un passo importante che si sta riflettendo sull'intera comunità del campo». Nello spazio gestito da Save the Children, che si rifà all'esperienza già sperimentata con i terremoti dell'Aquila e dell'Emilia, «i bambini possono giocare e fare attività con della educatrici formate ad affrontare le emergenze di questo tipo. È la stessa metodologia con cui la nostra organizzazione opera in altre emergenze, come quella nei Balcani. Si fanno ovviamente attività diverse a seconda dell'età dei ragazzi», dice Tantaro.
«Ai bambini più piccoli si raccontano le favole, si dà il materiale per disegnare, si organizzano attività di gruppo in cerchio - aggiunge Tantaro -. Tutto ciò che consente loro di ritrovare una socialità e tranquillità e di ricostruire così una piccola comunità. Insomma cerchiamo di dare loro punti di riferimento. I più grandi giocano a carte ma questo posto è diventato per loro soprattutto luogo di confronto e di racconto. Cerchiamo di renderli protagonisti del nostro intervento domandando loro che cosa vogliano fare e dando loro la possibilità di ricostruirsi un microspazio dove sentirsi al sicuro». «Man mano che passano i giorni ci sembra di scorgere un sorriso un più sui volti di questi ragazzi», sottolinea Tantaro precisando che «c'è bisogno di una continuità per questo tipo di intervento, anche quando tra qualche settimana si spegneranno i riflettori. Non possiamo e non vogliamo abbandonarli».
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