
È il protagonista di una storia commovente, dalla quale alcuni anni fa è stato tratto un drammatico film; era un cane che, dopo aver perduto il padrone, pur sapendo che non sarebbe più potuto tornare, non si rassegnò a quella ingiusta morte e per 10 lunghi anni, tutti i giorni, rimase ad attenderlo di fronte alla stazione della sua città, con pazienza.
Di Hachiko ce ne sono tantissimi, animali che riescono, soltanto con la loro silenziosa presenza, a raccontarci il loro dolore, perché quando il loro umano compagno viene portato via è come se il cuore del cane, ancora in vita, andasse in pezzi scatenando un dolore immenso.
Possiamo affermarlo perché è così grande che ognuno di noi può riuscire a sentirlo, quasi a toccarlo, e la nostra emozione, che si scatena quando una di queste storie ci viene raccontata, è proprio la percezione e la comprensione di quel dolore.
E allora concetti come empatia, comprensione, intuito, percezione, sensazione, non sono umani, noi gli abbiamo solo dato un nome, ma ognuno di questi è nato col mondo e appartengono perciò a tutto ciò che fa parte del mondo, niente escluso.

E ancora, Miguel Guzman, un uomo argentino, e Capitano, un meraviglioso Pastore Tedesco, che da un giorno all’altro subì la perdita del padrone, morto in ospedale e subito portato presso un cimitero.


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