Entrambe erano senzatetto, misere anime i cui percorsi si sono incrociati nel più improbabile dei posti - una tomba a Colma, in California - e, in qualche modo, si sono salvate l’un l’altra.
«Venivo qui, qualche volta, sei, sette ore al giorno e restavo semplicemente seduta. È incredibile quante cose affascinanti puoi notare se rimani seduto in silenzio. L’intera creazione di Dio - puzzole, procioni, talpe, uccelli... e gatti - racconta Roza al sito Sfgate.com mentre siede davanti alla semplice e impeccabilmente tomba del compagno nel Cimitero Serbo di Colma -. Uno di questi animali era Miss Tuxedo. Credo che lei sia la ragione per cui sono ancora qui».
La storia di Roza, 56 anni, comincia nel 2000, quando Rich, l’uomo che era al suo fianco da 22 anni, muore di aneurisma mentre i due sono accoccolati sul loro divano a guardare un film. Suo padre muore tre giorni dopo.
Lo choc e il dolore la portano ad avvitarsi in una spirale di depressione e problemi di salute che le impediscono di tornare al suo lavoro. Due anni fa, a seguito della vendita dell’edificio, Roza perde anche l’appartamento dove abita a Mariner’s Island, in San Mateo.
Non avendo una famiglia vicino, finisce a dormire in una serie di motel economici, mentre la depressione diventa via via più grave e e la speranza diventa sempre più sfuggente.
Spende la maggioranza delle sue giornate vicino alla tomba di Rich, occupandosi dei fiori che ha piantato, parlandogli e cantandogli canzoni, qualche volta piangendo, ma soprattutto facendo vagare lo sguardo sul mare di croci ortodosse di marmo.
Come la maggioranza dei cimiteri di Colma , il Cimitero Serbo è popolato di gatti selvatici che danno la caccia ai roditori. Roza inizia a rinoscerli e , senza pensarci più di tanto, comincia ad assegnar loro dei nomi: Doobie, Piggy, Bonnie Baby, Miss Tuxedo.
«Non so perchè, ma Miss Tuxedo ha cominciato a seguirmi» racconta Roza Katovich. «Non si è voluta far toccare per un sacco di tempo. Lentamente, sono riuscita a sfiorarle la coda. Poi la testa. Un giorno mi ha lasciato grattare le sue orecchie e a quel punto era fatta. Da quel momento in poi, non mi ha più lasciata.
«Stavo mettendo a posto un vaso per Rich e ha cominciato a darmi dei colpetti con la testa sotto le mani. Era come se stesse dicendo “No, no, ama me”. Improvvisamente avevo uno scopo. Non sapevo perchè, ma questo gatto mi amava».
Vedere Miss Tuxedo ogni giorno solleva un po’ Roza dal suo isolamento e distrae la sua mente dal lutto.
Prendersi cura di lei la aiuta Roza a scrollarsi di dosso la depressione, almeno abbastanza da farle presentare domanda per una casa a canone ribassato. L’anno scorso, infatti, arriva un appartamento a San Mateo e lei ci si trasferisce. La sua compagna di casa? Miss Tuxedo.
«Ho avuto il permesso di portarla - dice Roza - il mio dottore ha detto che la mia vita dipendeva da lei. Immagino abbia ragione».
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