giovedì 30 giugno 2016

Un cagnolino rimasto bloccato in una tubazione, salvato dai pompieri/LEGGI


L'intervento dei vigili del fuoco a Torre di Mosto per salvare un cane, entrato nello scarico delle acque piovane di una tubazione di cemento interrata (lunga oltre trenta metri) e rimasto incastrato. Il cane - un piccolo meticcio di 15 anni di nome Max - dopo essere entrato nell'imboccatura dello scarico, forse per rincorrere qualche animaletto, è rimasto bloccato nella tubazione per il restringimento del diametro del tubo.
I pompieri di San Donà dopo aver individuato i lamenti dell'animale attraverso la confluenza di un tubo di superficie allo scarico, circa a metà tubazione, hanno iniziato a scavare con picconi e badili per rimuovere la terra. I pompieri lavorando solo con strumenti manuali sono riusciti a raggiungere in breve tempo il tubo di cemento, profondo oltre un metro e mezzo e romperne la superficie, riuscendo a tirare fuori l'animale. Max è stato subito consegnato per le cure al proprietario, che ha seguito con apprensione tutte le fasi di salvataggio dell'animale, e alla fine era felicissimo.




JESOLO: INCASTRATI NELLE RETI DI UN PESCHERECCIO, UN CIGNO E IL SUO PICCOLO VENGONO SALVATI /LEGGI


JESOLO: Incastrati tra le reti di un peschereccio ormeggiato, due cigni sono stati soccorsi e liberati dagli agenti della polizia locale di Jesolo (Venezia) e di due pescatori.
È successo al porto turistico di Jesolo all'altezza di piazzetta del faro. I due cigni bianchi, madre e figlio, sono stati notati da alcuni passanti mentre non riuscivano più a liberarsi dalle reti da pesca nelle quali erano rimasti impigliati con le zampe durante il loro passaggio vicino ai pescherecci. Una pattuglia della polizia locale, allertata dalla centrale operativa, è giunta sul posto e si è attivata per avvisare i proprietari del peschereccio. Nel frattempo, però, si sono avvicinati altri due pescatori che avevano da poco concluso la loro uscita in mare e con pazienza e delicatezza sono riusciti a liberare i due cigni dalle reti e riconsegnarli alla libertà. I due animali hanno così potuto riprendere assieme la loro «navigazione» lungo il fiume Sile senza alcuna conseguenza.

RIMASTO POVERO E SENZA CASA, NON ABBANDONA IL SUO CANE E VIENE PREMIATO


Ogni giorno percorreva oltre otto chilometri a piedi per andare a salutare il suo Buster. Con il sole o con la pioggia, Pete Buchmann non poteva mancare questo suo appuntamento quotidiano. Aveva perso tutto: i soldi e la casa, da luglio scorso ormai ridotto alla vita di un senza dimora, ma il suo Buster, un mix di Rottweiller e Boxer di nove anni, non poteva perderlo.

«Quando non sono stato più in grado di pagare l’affitto, ho montato una tenda per due nel cortile di una casa abbandonata dall’altra parte della strada - racconta l’uomo a US Today -. Per una settimana è stato divertente, ma non era una vita per il mio Buster». Così Buchmann ha chiesto informazioni su un eventuale rifugio che potesse prendersi cura del suo cane con la speranza di risolvere presto i suoi problemi economici.


La soluzione è stata il Faithful Friends Animal Society, struttura che negli ultimi mesi, complice anche la crisi, si è trovata spesso a dover cercare una famiglia per i quattrozampe che le persone non potevano più mantenere. Ma non era il caso di Buster: «Lui è anziano, ha l’artrite ed è molto legato a Pete - spiega la direttrice Jane Pierantozzi -. Sapevamo che se fosse finito in un kill shelter l’avrebbe sottoposto a eutanasia».

Buchmann a 54 anni, dopo una vita di lavoro nel settore delle fibre ottiche, si è ritrovato senza un posto di lavoro. Una crisi che non ha però abbattuto l’amore per il suo cane. «Sono rimasta stupita dal suo atteggiamento - spiega Pierantozzi -. Ogni giorno camminava otto chilometri per vedere Buster e poi trascorreva due o tre ore per dare una mano al rifugio. La maggior parte della gente nelle sue condizioni sarebbe depressa o arrabbiata, ma non lui».

Atteggiamento che ha così convinto la direttrice della struttura a tenere Buster e a cercare di aiutare Buchmann. Man mano che la sua storia si è diffusa, molta gente da tutto il mondo ha voluto aiutarlo: da offerte di lavoro all’abbigliamento, dai passaggi in autobus ad altri regali. «E’ una storia d’amore che ha suscitato una risposta straordinaria in tutto il mondo. Ha ispirato molte persone - spiega Pierantozzi -. Ha dato un senso di speranza e la convinzione che ci sono persone che faranno sempre qualcosa in più per il loro animale, e che ci sono buone persone là fuori disposte ad aiutarli ».

Una storia a lieto fine:

Buchmann ha ricevuto un assegno di 32mila dollari raccolti con una sottoscrizione online, un camioncino usato e un nuovo appartamento. Una storia a lieto fine, meritato lieto fine.

Se adotti un cane non paghi le tasse comunali/LEGGI




Ci sono comuni che stanno aderendo a questa iniziativa e altri che già lo fanno. Chi adotta un cane dal canile municipale avrà uno sconto – parziale o totale – sulle imposte comunali, Tasi e Tares. Indipendentemente dalle eventuali detrazioni fiscali per gli animali domestici

Succede per esempio a San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone (e la notizia è riportata dal Messaggero Veneto): chi adotta un cane dal canile di Villotta di Chions non paga la Tasi per due anni, fino a un massimo di 300 euro.


«Con questa operazione vincono tutti – afferma l’assessore all’ambiente, Andrea Bruscia –: vince la famiglia che non pagherà la Tasi per due anni, vince l’amico a quattro zampe, che trova finalmente una famiglia che si occupa di lui, e vince la comunità, che risparmia il costo di gestione del cane in canile»

Ma non è l’unico caso, come riporta il Sole 24 Ore: a Francofonte (Siracusa) il bonus raggiunge i 450 euro e aSolarino, nella stessa provincia, arriva fino a 750 euro (e se si adottano due cani raddoppia, dividendosi su due immobili).


«All’inizio ne abbiamo parlato quasi per scherzo – dice il sindaco di Solarino, Sebastiano Scorpo. – Poi la cosa si è concretizzata, e in due settimane la delibera era pronta».

Quanto costa un cane in un canile? Dalle dichiarazioni degli intervistati siamo mediamente intorno ai 1500 euro l’anno, per un totale di 104mila ospiti su tutto il territorio nazionale (Dati Ministero della Salute).


«I Comuni hanno capito che per loro i cani sono un costo, e che se si vuol spingere ad adottarli un incentivo non fa male. Ovviamente servono controlli, per evitare che qualcuno aderisca solo per evadere le tasse» dice Carla Rocchi, presidente dell’Ente Nazionale Protezione Animali.

In effetti la lista dei comuni che stanno adottando provvedimenti simili comincia ad allungarsi: a gennaio è stato deliberato uno sconto di 200 euro a Mascalucia (Catania) al grido di Più Fido Meno Tari (lo riporta il Messaggeroche cita anche i comuni di Diano San Pietro in LIguria, Guspini in Sardegna, Colleferro in Lazio e Roccaspide in Campania), e ancora Avellino (fino a 700 euro), Teramo, Bondeno (Ferrara) e Lecce (sconto di 300 euro per tutto il biennio 2014/2015, come riporta ForexInfo).

E non ci sono solo i cani, come racconta Italia Oggi:


A Fiumicino (Roma) sono andati oltre, superando ogni discriminazione di genere: pure chi adotta un gatto può limare del 50% la propria Tares.

A voler pensare male (come fa Oscar Grazioli su Il Giornale) c’è anche il risvolto opportunistico della medaglia: non è che una volta adottato il cane e ottenuto lo sconto sulle tasse, i soliti furbi abbandoneranno nuovamente il povero Fido? Le amministrazioni comunali promettono controlli rigorosi («Due volte l’anno i vigili vanno a controllare che l’animale sia dove deve essere e che stia bene» ha dichiarato il sindaco di Solarino) ma non si può negare il rischio che questi cani adottati finiscano nuovamente in una condizione di sofferenza se non di abbandono vero e proprio.

E c’è un altro aspetto ancora più importante da sottolineare: per adottare un animale dal canile non basta il gesto d’amore ma occorrono preparazione e attenzioni particolari, oltre all’aiuto di operatori professionali per facilitare il percorso di inserimento in famiglia del nuovo arrivato. Il pericolo infatti è che l’indubbio vantaggio fiscale spinga qualcuno ad agire con poca consapevolezza, con la conseguenza di restituire l’animale al canile dopo poco tempo ingenerando in lui traumi ancora maggiori.

Insomma, una delibera potenzialmente positiva per tutti (casse pubbliche, cani e proprietari) nasconde comunque dei contro da valutare attentamente, sia da parte delle amministrazioni comunali che da parte delle famiglie adottive.

Qui potete leggere come fare per ottenere la detrazione fiscale.


Lo sapevate che con la dichiarazione dei redditi è possibile detrarre dall’Irpef il 19% delle spese medico veterinarie sostenute per i nostri amici animali come cani, gatti ma anche pesci d’acquario, uccelli, criceti, roditori e rettili d’appartamento?

A specificare i modi e le aliquote di detrazione delle spese veterinarie per gli animali d’affezione ci ha pensato il sito Qui Finanza:


La detrazione compete entro un limite di spesa di 387,34 euro e con una franchigia di 129,11 euro: il limite è complessivo, a prescindere dal numero di animali posseduti, e comprende sia le prestazioni professionali del medico veterinario che la spesa per i medicinali (sia veterinari che quelli, eventualmente, a uso umano). Lo sconto massimo ottenibile è, quindi, di 49,06 euro, il 19% di 258,23 euro (la differenza tra spesa massima e franchigia).

In pratica, chi spende fino a 129,11 euro non recupera nulla: chi spende 330 euro può detrarre il 19% di 200,89 euro (330 meno 129,11), chi spende da 387,34 euro in su può detrarre sempre e comunque il 19% di 258,23 euro.

Bisogna tuttavia chiarire alcune cose: la detrazione è ammessa solo per le spese relative agli animali detenuti legalmente a scopo di compagnia o per la pratica sportiva, non per gli animali d’allevamento o destinati al consumo alimentare (per esempio galline) e ovviamente non per quelli detenuti illegalmente come gli animali esotici non autorizzati o addirittura utilizzati per attività illecite (come i cani da combattimento).

Noale: otto gattini appena nati gettati tra i rifiuti/LEGGI




Gettati nella spazzatura come rifiuti. Otto gattini di due o tre giorni al massimo hanno rischiato di morire martedì a Noale, non fossero stati trovati da un passante che li ha raccolti dall’isola ecologica, visibilmente disidratati, riuscendo a salvarli. Ora sono accuditi da due balie con tutte le attenzioni del caso, in attesa di essere affidati ad associazioni locali per l’adozione finale.




E arriva la dura presa di posizione della sezione di Venezia dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa). «Ignoranza, pochezza, crudeltà: può bastare questa terminologia», si legge, «a descrivere una persona? Oggi, per l’ennesima volta, sono stati messi in salvo otto gattini di circa due giorni di vita, presumibilmente di una stessa cucciolata, lasciati in prossimità dei cassonetti adibiti alla raccolta dei rifiuti. Tu che forse stai leggendo questo articolo, o tu che forse conosci chi è solito compiere queste azioni, puoi solo immaginare che con il tuo comportamento avresti potuto condannare a morte sicura queste creature? Se ancora non lo sai, esistono numerose associazioni che possono dare aiuto nel seguire e nel trovare una famiglia a questi poveri animali».



Oipa ringrazia quanti sono intervenuti e ricorda che la legge è severa in casi simili: «I gattini sono stati affidati a persone esperte che se ne stanno occupando nel migliore dei modi. Ringraziamo le mani amorevoli di chi li ha raccolti, il tempestivo intervento della Polizia locale e dell’Asl 13 Veterinaria. Ricordiamoci che l’abbandono di animali e il loro maltrattamento sono reati puniti dal codice penale articoli 544-ter e 727: la crudeltà verso gli animali è tirocinio della crudeltà contro gli uomini».

ADOTTARE UN CANE AL CANILE: Ecco tutti gli accorgimenti per evitare di riportarlo indietro/LEGGI




Grandissimo gesto quello di adottare un amico tra le centinaia di migliaia rinchiusi nei canili, meglio ancora se viene da uno dei tanti, troppi, “lager” per creature innocenti che sono una delle più tristi vergogne d’Italia. Scelta d’amore, verrebbe da dire. Ma… c’è un ma: troppo spesso il grande gesto viene seguito da un rapido quanto vile dietro-front e il povero cane si ritrova di nuovo chiuso in gabbia dopo aver avuto appena il tempo di “annusare”, finalmente, una vita decente. Persino peggio che non conoscerla mai! Eppure, salvo casi veramente sfortunati, basterebbe poco per evitare che un nobile gesto si tramuti in una vergognosa fuga di fronte alle proprie responsabilità. Basterebbe un po’ di informazione preventiva sugli eventuali problemi di adattamento. Ecco qualche caso “classico”.

Sporca in casa

In canile, la vita è scandita da pochi eventi fissi: pappa, pulizia della gabbia con canna dell’acqua, forse una breve passeggiata una volta la settimana e qualche coccola frettolosa da parte dei volontari, oberati di lavoro perché sempre in sottonumero rispetto agli “ospiti”. Punto. Naturalmente se non siamo in un canile-lager, perché in tal caso la faccenda somiglia più a un girone dell’inferno che a una triste seppure decorosa prigione per quattrozampe. Ma in entrambi i casi, il cane si ritroverà comunque nella condizione di “farla” quasi sempre nella stessa gabbia in cui si trova. Non per scelta (i cani adulti odiano vivere tra escrementi e urina) ma perché non può uscire. Guarda caso, molti tra coloro che riportano indietro il cane dopo pochi giorni dall’adozione lo fanno proprio perché… sporca in casa! Ora, basterebbe armarsi di un po’ di pazienza, secchio, strofinaccio e qualche bocconcino per risolvere il problema nell’arco di pochi giorni. E, naturalmente, portare fuori il cane almeno quattro volte al giorno, già.

Non torna quando lo chiamiamo

Spesso e volentieri, prima dell’abbandono, durante la vita randagia o in canile, il cane conosce il maltrattamento, le “botte”. Può essere stato l’indegno ex proprietario a picchiarlo oppure un estraneo incontrato nei suoi tristi vagabondaggi alla ricerca di cibo, o anche il personale del canile (sì, non sono tutti “angeli”…). Poche ore trascorse insieme al nuovo amico a due zampe non possono bastare a cancellare la paura di “prenderle”, soprattutto se chiamiamo il cane con voce spazientita perché, rapito da un odore trovato in un prato, non torna all’istante. Prima di liberare un cane adottato in un’area aperta, quindi, bisogna ricostruire la sua fiducia nel genere umano. Ci vuole dolcezza e pazienza. All’inizio, se abbiamo il dubbio che non si fidi troppo di noi (e ci vuole poco a capirlo…), liberiamolo solo in aree recintate. E ogni volta che torna, perché chiamato o di sua spontanea volontà, diamogli un bocconcino e una carezza. Ci metterà poco a imparare che da noi riceverà solo amore.

Aggredisce gli altri cani

Qui la faccenda è più complessa. Ci sono cani che non sanno convivere con i loro simili e le ragioni possono essere tante. Poi ci sono soggetti che hanno imparato in canile o per la strada che gli altri cani sono dei concorrenti: poco cibo per tanti affamati crea rivalità feroci, anche tra gli esseri umani. A volte, invece, la causa siamo noi. O meglio, l’immenso valore che l’adozione ha per il cane abbandonato. Ritrovare una casa, una famiglia, cibo, calore e affetto significa ritornare alla vita dopo aver trascorso giorni, mesi o anni nella zona

d’ombra prossima alla morte che la solitudine rappresenta per il cane, animale di branco che ha bisogno degli altri, a due o a quattro zampe, per avere fiducia nella sopravvivenza. Ecco perché potrebbe attaccare i cani che si avvicinano a noi: per lui abbiamo un valore immenso e non vuole rischiare che qualcun altro se ne appropri. Anche in questo caso, la cura spesso è il tempo. Raggiunta una buona sicurezza del fatto che il nuovo “branco”, cioè noi, l’ha definitivamente adottato, la sua preoccupazione potrebbe scemare. Ma non sempre. In tal caso, assumiamoci la nostra responsabilità evitandogli possibilità di scontro con i rivali.

Non ci lascia mai soli

Il motivo è talmente ovvio che non avrebbe bisogno di spiegazioni: ha paura di perderci, di ritrovarsi nuovamente solo. Succede, ed è facile comprendere come si senta il nostro nuovo amico ogni volta che ci allontaniamo. Se all’inizio ci segue come un’ombra per tutta la casa e quando usciamo cerca di seguirci, se lasciato solo o confinato in un’altra stanza, magari di notte, ulula e abbaia per chiamarci, non c’è niente di strano, lo fanno spesso anche i cuccioli senza abbandoni alle spalle appena arrivati a casa. Poi, piano piano, si abituerà, di pari passo con la crescita della sua sicurezza circa la nostra definitiva accettazione della sua presenza nel “branco”. Se così non fosse, e potrebbe capitare come capita anche con cani non abbandonati, dovremo aiutarlo ad abituarsi ai momenti di solitudine adottando un programma di “separazioni” calcolate, con l’aiuto di un serio esperto di comportamento canino. Non è difficile, serve solo un po’ di costanza e attenzione.

Pensiamoci prima, non dopo

Sembra incredibile ma quanto illustrato fin qui copre buona parte delle cause di restituzione dei cani adottati dai rifugi. Cause banali e quasi sempre rimediabili, se le si esamina con un minimo di cultura specifica. Il problema è che tale cultura è poco diffusa. Anche tra coloro che adottano un cane abbandonato, quanti si prendono la briga di informarsi prima sui possibili problemi che dovranno affrontare? E a monte, quanti cani finiscono nei canili la prima volta proprio perché chi li prende lo fa senza un minimo di preparazione? Per evitare di creare infelicità, spesso basterebbe un minimo di cultura cinofila, oltre a un po’ di pazienza: l’amore, quello vero, richiede tempo.

CANE, ADOTTATO E RESPINTO 3 VOLTE, SALVA LA VITA ALLA SUA PROPRIETARIA/LEGGI


Un Labrador Retriever ha salvato la vita della sua proprietaria dopo che era svenuta all’aperto in un gelido giorno d’inverno. Già questo basterebbe per rendere speciale questo cane. Ma nel caso di John Boy, la storia è ancora più toccante.
Per prima cosa per le modalità del salvataggio. Il cane, quando si è accorto del malore della proprietaria, è corso a cercare aiuto fin quando, per fortuna, ha trovato un poliziotto.
«Mi ha scodinzolato in modo amichevole finché non sono sceso dalla mia macchina - racconta Jeff Gonzalez, poliziotto del Dipartimento di Polizia di Germantown (Wisconsin) - e poi ha iniziato a correre per un po’, per poi fermarsi per vedere se lo seguivo».
L’ufficiale ha così capito che John Boy lo stava guidando verso casa sua dove la sua mamma, Krystal, era nei guai. Quando è arrivato sul posto ha visto la donna accasciata su una sedia fuori dalla sua porta di casa. Era in pigiama, le sue labbra erano blu e lei era ghiacciata.
In un primo momento l’uomo ha pensato che fosse morta, ma avvicinandosi si è accorto che respirava ancora. Per fortuna Krystal è arrivato in tempo per far intervenire i soccorritori e ora la donna si sta riprendendo in ospedale.
John Boy non si è solo dimostrato un cane intelligente, ma soprattutto un quattro zampe con un grande cuore. Già, perché prima di essere adottato da Krystal, questo cane aveva già trovato tre famiglie diverse ed era sempre stato riportato in canile. Tre rifiuti che nella vita di un cane sono tantissimi e pesano, ma non hanno piegato lo spirito di riconoscenza.

POPEYE, IL CANE EROE CHE HA SALVATO 17 CAVALLI/FANTASTICO, DA LEGGERE



Premiato per aver salvato la vita a 17 cavalli. È il riconoscimento assegnato a Popeye dall’associazione dei veterinari del Quebec per il coraggio dimostrato durante un incendio.
I fatti, raccontati dal Toronto Sun, sono avvenuti in un centro equestre poco lontano da Montreal che, nel cuore della notte, andò in fiamme. In quei momenti di terrore, Gilles Godbout, proprietario della struttura, voleva cercare di salvare i suoi 30 cavalli, ma gli animali terrorizzati si rifiutavano di muoversi.
«Popeye sapeva cosa fare - ha raccontato Godbout alla QMI Agency durante la cerimonia di premiazione -. Ho aperto le stalle e l’ho mandato a convincere i cavalli a darsi una mossa. A suon di morsi sulle zampe ne ha salvati 17».
Un coraggio incredibile da parte del mastino napoletano che è rimasto dentro la stalla sin quando il soffitto non è crollato. L’ultimo cavallo è uscito con la criniera in fiamme.
«Non so come ringraziarlo - ha detto commosso l’uomo -. Lui non ha esitato un minuto. Sarebbe morto per me, se fosse stato necessario».


mercoledì 29 giugno 2016

Florida, il bimbo disabile e il cane vincono la battaglia legale: potranno stare insieme a scuola


Anthony Merchante non ha una vita facile. All’età di sette anni si trova a combattere con una paralisi celebrale, una paralisi spastica e non può parlare. Nella sua lotta quotidiana ha però un valido aiutante che non lo lascia mai solo: lo Staffordshire terrier Stevie.

Questo bel cagnolino è stato addestrato per avvisare qualcuno quando Anthony sta avendo una crisi fisica, saltando sul sensore di una stuoia o abbaiando. Poi è anche capace ad aiutarlo a stabilizzare la testa per mantenere sempre le vie respiratorie libere quando è sdraiato.


Un cane ovviamente indispensabile per Anthony, un cane che viaggia con una pettorina in cui ci sono le medicine per il bimbo e le istruzioni da seguire in caso di emergenza. Una cosa ovvia, ma non per tutti. Monica Alboniga, madre di Anthony, ha dovuto entrare in un contenzioso legale con la scuola elementare Nob Hill (Florida, Stati Uniti) perché i responsabili dell’istituto volevano negare l’accesso a Stevie.


Per oltre quattro mesi la donna ha dovuto rimanere a scuola con il figlio, poi c’è stata una lunga battaglia legale durata due anni sin quando un giudice le ha dato ragione: «Mi sento completamente sicura ogni volta che Stevie è con lui, perché so che cercherà aiuto in caso di emergenza».









Scimpanzè di laboratorio in gabbia per 30 anni sono finalmente liberi.GUARDATE LA LORO FELICITA'/VIDEO



Guarda La Gioa Di Questi Animali Rimessi in Libertà. Capirai Quanto Sia Ingiusto Tenerli In Gabbia




L'INCREDIBILE HULK, IL PIT BULL PIÙ GRANDE DEL MONDO PESA 80 CHILI


NEW YORK - Hulk è un pit bull terrier da guinness. Il cucciolone anche se ha solo 18 mesi infatti pesa 80 chilogrammi. Vive nel New Hampshire, in Usa, con Marlon e Lisa che hanno un canile specializzato nell'addestramento di pit bull per la guardia e la protezione dei proprietari.







Cina, un canile gestito da cinque anziane: ogni giorno si prendono cura di 1.300 cani


Il rifugio è stato fondato nel 2009 nella provincia di Shaanxi dalla 60enne Wang Yanfang. Ogni mattina sveglia alle 4 per nutrire i cuccioli con 400 kg di croccantini

Per questa 60enne cinese il cane è davvero il migliore amico dell'uomo. Wang Yanfang nel 2009 ha fondato un rifugio per cani nella provincia di Shaanxi e da allora, insieme ad altre 4 anziane, si alza tutti i giorni alle 4 del mattino per prendersi cura di 1300 cagnolini. Un esercito di cuccioli che consuma 400 kg di croccantini ogni giorno. Il canile si sostiene soltanto con le donazioni di alcuni generosi benefattori. Una delle donne ammette che non sempre gli animali sono amichevoli: ogni tanto capita di ricevere morsi e graffi. Tuttavia Wang Yanfang non può fare a meno dei suoi cuccioli. "Sono come i nostri bambini - racconta a Tencent News -, non sopportiamo di stare lontane da loro".





Sguardi magnetici, ecco quando è impossibile resistere a cani e gatti/GUARDA LE IMMAGINI


Quando gli amici a quattro zampe vi guardano così, difficilmente riuscirete a dire loro di no.
Difficilmente si riesce a resistere quando un cane o un gatto decidono di guardarci con quello sguardo un po' implorante. Ancora peggio va quando gli amici a quattro zampe hanno degli occhi decisamente magnetici.